Il giudice e lo storico. Per una storia della strage di Piazza della Loggia
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https://doi.org/10.54103/2464-8914/27627Parole chiave:
La strage di Piazza della Loggia nella storia italiana, il giudice e lo storico, strategie processuali nei processi per strageAbstract
Questo saggio ricostruisce la storia dei processi celebrati per la strage di Piazza della Loggia – 28 maggio 1974, otto morti e oltre cento feriti – legata – come altre tra il 1969 e il 1980 – alla strategia della tensione. Al tempo della guerra fredda, per la paura del comunismo al potere anche in Italia, i Servizi opposero il segreto politico-militare agli inquirenti, depistarono le indagini, ritardarono di decenni la condanna dei responsabili, esecutori materiali, fiancheggiatori, mandanti; molti rimasero impuniti. In quegli anni la magistratura e la cultura giuridica avvertirono un campo di tensione tra le logiche del processo penale, inteso ad accertare la responsabilità dei singoli imputati, e la verità storica, anche oltre i ‘vincoli’ processuali. Il giudice si fece ‘storico’; la sentenza 22 luglio 2015 della Corte di assise di apppello di Milano considerò le risultanze dello stesso processo come «prova» e collocò la strage nel suo «contesto». La ricerca del ‘perchè’ dello stragismo porto al ‘chi’, nell’«ambito storico-politico, ma anche in quello giudiziario»; il 20 giugno 2017 la Cassazione confermò la strategia processuale, rendendo definitive le condanne di Carlo Maria Maggi – ‘capo’ indicusso di Ordine nuovo – e Maurizio Tramonte – collaboratore dei Servizi – all’epoca esponenti della «destra radicale di matrice eversiva».
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