I LINGUAGGI DELLO SCRITTORE VENUTO D'ALTROVE

Autori

  • Pap Khouma Università degli Studi di Milano

DOI:

https://doi.org/10.13130/2037-3597/3745

Abstract

C’è un’anomalia nel linguaggio di cui, forse non ci rendiamo conto. Noi diciamo: “La mia lingua; la nostra lingua”, come se la lingua potesse essere proprietà inalienabile di qualcuno: così la lingua è, spesso, all’origine di conflitti. Anche il Presidente Napolitano, riferendosi a papa Francesco, ha detto: “Come ha imparato bene la nostra lingua!”. Ma la lingua è un’entità mobile, che muta, che cammina, che vola. La lingua è un bene che può diventare di tutti; la lingua italiana, ad esempio, è un bene di cui noi “immigrati” ci siamo fatti promotori nel mondo, come un bene che deve essere protetto e difeso.


LANGUAGES OF THE WRITER FROM ELSEWHERE


There is an anomaly in language of which perhaps we are not aware. We say, “My language, our language”, as if it were the inalienable property of someone, so language is often the cause of conflicts. Even President Napolitano, referring to Pope Francis, said: “How well you learned our language”. But language is a mobile entity that changes, walks, flies. Language is an asset that belongs to everyone. The Italian language, for example, is a good that we "immigrants" promote in the world, like an asset that must be protected and defended.

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Pubblicato

2014-02-10

Fascicolo

Sezione

GIORNATA DI STUDIO: SCRITTURE DI "NUOVI ITALIANI" a cura di Giuliana Nuvoli