Cattolici DOC? Definizioni, etichette, incertezze tra l’Italia e l’estero
DOI:
https://doi.org/10.13130/2532-2486/10038Parole chiave:
reception, Don Camillo, Fellini, CatholicismAbstract
L’articolo indaga le forme in cui le ossessioni definitorie che percorrono da sempre l’universo cattolico sono state adattate a seconda dei contesti, e considera il cinema una sorta di cartina di tornasole. Attraverso il cinema infatti è possibile far luce non solo sulle ambiguità di talune posizioni cattoliche, ma anche sulle differenze che distinguono la ricezione di alcuni film emblematici in Italia e in America. Questo fenomeno oscillatorio però non è nuovo e trova radici profonde nel dibattito cinquecentesco sulla “convenevolezza” delle rappresentazioni. Fin da quell’epoca, infatti, il tentativo di classificare le immagini sconvenienti è stato spesso aggirato in nome di una fluidità del giudizio che conferma ancora una volta come i confini tra categorie prescrittive e istanze espressive siano meno nitidi di quanto si vorrebbe far apparire.
This article investigates the ways that the obsessive definitions that have circulated throughout the history of the Catholic universe have been adapted in different contexts, using the cinema as a kind of litmus test. Indeed, through the cinema it is possible to reveal not only the ambiguities of certain positions on Catholicism, but also the differences that distinguish the reception of key emblematic films in Italy and in America. This oscillatory phenomenon, however, is not new; rather its roots lie in the sixteenth-century debate on the “decency” of representations. From that era onward, the attempt to classify inconvenient images has often been circumvented in the name of a fluidity of judgment, which in turn confirms once again how the confines between prescriptive categories and expression are less clear than might be intended.
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