In nome del padre. Il lavoro delle commissioni cattoliche di revisione, fra istanze locali e direttive nazionali
DOI:
https://doi.org/10.13130/2532-2486/9962Parole chiave:
Catholic Cinematographic Cinema, Catholic censorship, Catholic audiencesAbstract
Controllare e promuovere: la politica della Chiesa cattolica sul cinema nel corso del Novecento si distende fra questi due poli, in un intreccio di azioni che solo recentemente la storiografia ha cominciato a riconoscere e a dipanare. Il saggio ricostruisce l’articolato (e in apparenza pletorico) lavoro delle Commissioni di Revisione locale che, in parallelo al CCC, dalla metà degli anni Cinquanta valutano l’appropriatezza delle pellicole alla distribuzione nelle sale cattoliche. Attraverso il regesto e il confronto delle valutazioni date dalle commissioni lombarda e del Triveneto fra il 1962 e il 1967, il saggio prova a far emergere la complessità del lavoro delle commissioni e la loro funzione, che non è solo di controllo ma anche, e spesso prioritariamente, di sintonizzazione della cultura cinematografica con i bisogni e le specificità dei territori e dei contesti in cui operano.
Scrutinizing and promoting: the Catholic church’s cinema policy during the XX century swings between these two poles, in a network of actions that historiography has begun to recognize and unravel only recently. This essay analyses the articulate (and apparently plethoric) work of the local revision commissions that, in parallel with the CCC, from the mid-fifties, evaluated the appropriateness of films for distribution in parish cinemas. Through the examination of the Film Commissions of Lombardia and Triveneto’s assessments, between 1962 and 1967, the essay seeks to reveal the complexity of the commissions’ work and their function – which is not only about control, but also, and often as a priority, about tuning cinema culture to the needs and specificities of the territories and contexts where they operate.
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