Dove vanno i musei dell’“altro”? Dieci anni dopo il Pavillon des Sessions

Autori

  • Antonio Aimi Università degli Studi di Milano

DOI:

https://doi.org/10.13130/2035-7680/1030

Parole chiave:

musei, antropologia, politica

Abstract

“E alla fine i Baluba sono entrati al Louvre: dal 13 aprile 112 opere d’arte ‘altra’ sono esposte al Pavillon des Sessions. Come duecento anni fa l’irruzione alle Tuileries degli uomini senza storia e senza lettere diede il colpo di grazia al regno di Luigi XVI, oggi l’ingresso nello stesso prestigioso palazzo delle opere dei popoli senza storia e senza lettere segna la fine del dominio dell’arte occidentale” così titolava il mio articolo sul Domenicale del Sole 24 Ore, che il 16 aprile 2000 commentava l’apertura del Pavillon des Sessions.

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Biografia autore

Antonio Aimi, Università degli Studi di Milano

Antonio Aimi ha lavorato all’interpretazione delle fonti (reperti e testi) delle culture precolombiane nell'area d'intersezione di diverse discipline (l'antropologia, la storia, la storia della letteratura, l'estetica). Limitatamente ai temi affrontati in questo articolo, ha studiato i reperti amerindiani delle collezioni milanesi del XVI-XIX secolo e i problemi posti dal ripensamento dei musei dedicati all’ “altro” (a partire dal 1995 ha scritto un centinaio di recensioni di mostre e musei). Dal 2006 al 2009 è stato co-direttore delle attività dell’UNIMI in Perù e ha progettato il Museo de Sitio di Sipán (assieme a Walter Alva e Quirino Olivera). Dal 2003 è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegna Civiltà Precolombiane.

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Pubblicato

2011-03-27

Come citare

Aimi, Antonio. 2011. «Dove Vanno I Musei dell’“altro”? Dieci Anni Dopo Il Pavillon Des Sessions». Altre Modernità, n. 5 (marzo):73-84. https://doi.org/10.13130/2035-7680/1030.

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