Dante, i diavoli e l'ira di Virgilio
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Abstract
Riassunto: Numerosi interventi critici hanno analizzato ad ogni livello la diablerie che Dante mette in scena in If. XXI-XXIII; tuttavia, la sua eccentricità formale e contenutistica rispetto al resto del poema sembra ancora imbarazzare gli esegeti. In questo articolo si cerca di giustificarne la coerenza nel quadro della poetica della comedìa dantesca, concentrandosi su alcuni aspetti di particolare interesse: tra questi, l’opportunità di una lettura carnevalesca – in senso bachtiniano – della diablerie e il senso del “riso” di cui questa è portatrice; la presenza di un rovesciamento intra-testuale definibile come “auto-parodico” rispetto alla scena di If. VIII-IX e apprezzabile a partire dalla rappresentazione dei diversi personaggi; la “sconfitta” due volte patita da Virgilio nei confronti dei diavoli e la definizione, in entrambi ed altri casi, della sua ira.
Abstract: Many scholars have analyzed at any level the diablerie Dante puts on stage in If. XXI-XXIII; nevertheless, its formal and substantial eccentricity compared with the rest of the poem still seems to puzzle the commentators. In this paper I will try to demonstrate its coherence with the poetics of Dante’s comedìa, by focusing on some very interesting elements: the opportunity of a bachtinian interpretation of the diablerie as a carnival expression and the meaning of the “laughter” it conveys; the presence of an intra-textual reversal which may be defined as “auto-parodic” in respect to the scene in If. VIII-IX and appreciated through the poetic representation of the different characters; the “defeat” which Virgilio undergoes twice against the devils and the definition, in both and other cases, of its ira.
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