«La rosta delle ciance». Le forme brevi nella «Zucca» di Anton Francesco Doni

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Sandra Carapezza

Abstract

Il saggio analizza la Zucca di Doni nel contesto del genere novellistico cinquecentesco. L’opera appare come una sorta di campionario delle forme brevi, alternativo al modello del novelliere con “cornice”, dal quale differisce anche per il rovesciamento del principio della civile conversazione. Le novelle della Zucca che rappresentano il banchetto, momento conviviale per eccellenza, riproducono scene di conflittualità da cui emerge lo scrittore come detentore di ingegno e spirito superiore. Si sottolinea infine l’importanza delle soluzioni editoriali, a cui è affidata la coesione di un’opera tanto composita.

The essay analyzes the Zucca (Pumpkin) of Doni in the context of the sixteenth century short stories. The work is a sort of collection of the short forms. It’s an alternative to the model of “frame-story tales”, from which it differs also for the reversal of the principle of civil conversation. The tales of the Zucca set on a banquet, a convivial moment par excellence, represent scenes of conflictuality from which the writer emerges as a superior spirit. Finally, the importance of the publishing solutions is pointed up, since these solutions support the cohesion of such a composite work.


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Sezione
Saggi
Biografia autore

Sandra Carapezza, Università degli Studi di Milano

Sandra Carapezza è ricercatrice in Letteratura italiana presso il Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano. Ha dedicato alla novella rinascimentale vari studi apparsi su periodici e miscellanee, una monografia e un’antologia (Novelle e novellieri, 2011 e La novella nel Cinquecento, 2013). Tra gli altri suoi principali interessi scientifici figurano la Commedia dantesca (E cielo e terra. Echi biblici e strategie poetiche, 2013), le opere di Pietro Aretino (Corone di spine. Letterarietà e narrazione nelle agiografie di Pietro Aretino, 2018), il poema rinascimentale (curatela di D’otto in otto versi. Il poema in ottave come ricettore di generi, 2019).