Il processo Andreotti. Il confine labile fra la partecipazione e il concorso esterno nei reati associativi

Autori

  • Paolo Intoccia Tirocinante presso il Tribunale di Monza

DOI:

https://doi.org/10.13130/cross-9278

Abstract

Prendendo in esame un procedimento penale d’eccezione nel presente elaborato ci si propone di condurre uno studio sul diritto penale ‘in azione’ allo scopo di verificare i meccanismi di applicazione dei reati di associazione per delinquere ‘semplice’ (a. 416 c.p.) e di tipo mafioso (a. 416 bis c.p.). La seguente analisi ricostruisce, infatti, l’intensa trafila giudiziaria che ha visto protagonista Giulio Andreotti – dal 4 marzo 1993 chiamato a rispondere, prima a titolo di concorrente esterno e successivamente in qualità di partecipe, dei due reati associativi sopra richiamati a fronte di un apparato accusatorio qualitativamente complesso e temporalmente imponente. Sarà in tal modo possibile verificare quanto possa essere labile, specie ove si discuta della condotta di fiancheggiamento di un soggetto politico ad un sodalizio di tipo mafioso (qui Cosa Nostra), il confine tra la fenomenologia partecipativa (nel ruolo di intraneus all’associazione) e quella concorsuale eventuale (nel ruolo di cd. concorrente esterno) nei delitti associativi di cui agli artt. 416 e 416 bis c.p.

Parole chiave: Andreotti, Cosa Nostra, zona grigia, reati associativi, mala informazione

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Pubblicato

2017-11-28