Il progetto borbonico di una Napoli giudaica tra ansia di rinnovamento e ritorno al passato

Articolo sottoposto a procedimento di peer-review

Autori

  • Maria Natale Università Pegaso

DOI:

https://doi.org/10.54103/2464-8914/16887

Parole chiave:

Ebrei; Carlo di Borbone; Supremo Magistrato del commercio; infedeli; ghetto

Abstract

La condizione giuridica degli ebrei, sin dai primi anni del XVI secolo, fu disciplinata a Napoli da un susseguirsi di provvedimenti dal contenuto variamente afflittivo. Rispetto a tali precedenti, la riforma varata da Carlo di Borbone segnò una svolta epocale.
Adottato dopo una lunga e problematica gestazione, l’editto costituì parte di un più ampio quadro di riforme finalizzato a «coltivare l’umana società». In tale prospettiva, più fonti documentano il collegamento esistente tra quell’iniziativa e la coeva istituzione del
Supremo Magistrato del Commercio. L’orizzonte comune ad entrambe le riforme risiedeva nella volontà di dare vita ad una nuova Napoli “giudaica”, produttiva e commerciante: un’ambizione di rinnovamento che si infranse allorquando s’indebolì, e poi venne meno, la base di consenso e di sostegno politico che aveva trainato le riforme.

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Pubblicato

2021-12-22

Fascicolo

Sezione

Articoli a tema libero