I notai nella cultura medievale italiana

Articolo non sottoposto a procedimento di peer review

Autori

  • Paolo Cammarosano CERM (Centro Europeo di Ricerche Medievali) di Trieste

DOI:

https://doi.org/10.54103/2464-8914/16907

Parole chiave:

notai; medio evo; cultura; città; società

Abstract

L’autore spiega come l’importanza dei notai in ambito urbano (un ambito che dal punto di vista culturale era dal secolo XII dominante rispetto ai territori) fosse molto superiore alla loro presenza numerica, che ruotava intorno al 4% della popolazione cittadina. Questa importanza derivava dal fatto che l’intervento notarile era imprescindibile nella redazione sia degli atti privati che delle scritture delle pubbliche amministrazioni. Poiché l’ascesa al notariato era principalmente il fatto di maestri artigiani, così l’acquisizione della professione notarile era il vertice di una doppia mobilità sociale, dall’acquisizione della maestranza artigiana, partendo normalmente dal discepolato, al passo successivo del notariato. Imprescindibile per questo passo era la padronanza della lingua latina, unica ammessa alla scrittura. Da questa padronanza i notai potevano ascendere a ruoli pubblici importanti e alla confezione di opere letterarie e scientifiche, dove il loro peso fu molto superiore a quel 4%. L’autore illustra il paesaggio di queste scritture e dell’epoca d’oro degli anni 1240-1340 circa.

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Pubblicato

2021-12-22

Fascicolo

Sezione

Notariato medievale italiano – Corso di Studi CERM di Trieste 2021