L’antifascismo militante tra foro e ‘legalità’ fascista (in margine a I. Birocchi, «Emilio Lussu giurista (1910-1927). La formazione giovanile, la concezione autonomistica e l’esercizio dell’avvocatura»)

Autori

  • Mauro Grondona Università degli Studi di Genova

DOI:

https://doi.org/10.13130/2464-8914/14898

Parole chiave:

Emilio Lussu; Italo Birocchi; Fascismo; Politica; Tullio Ascarelli; Piero Calamandrei; Alessandro Pekelis.

Abstract

Nello scritto si ripercorre, sommariamente, la biografia intellettuale di Emilio Lussu scritta da Italo Birocchi, sottolineando come, per Lussu, l’essere giurista abbia sempre significato una forte consapevolezza circa il nesso inestinguibile tra la sfera della politica e quella del diritto. In questo senso la vicenda di Lussu assume il valore paradigmatico di un ‘case study’, che consente di allargare lo sguardo ai rapporti tra diritto e politica negli anni del fascismo, e in particolare al contributo, di non pochi giuristi, alla ‘legalità fascista’, nei termini di Birocchi. Se è infatti indubbio che ci sia stata una ‘fascistizzazione’ delle discipline giuridiche, i rispettivi apporti al formarsi di una cultura fascista devono ancora essere fatti oggetto di una compiuta e capillare analisi. Ci si sofferma altresì su quella che Birocchi chiama la ‘leggenda dei giuristi’: essa pone ulteriori problemi storiografici sulle forme e sugli spazi di resistenza, anche occulta, al regime, non da parte del ceto dei giuristi nel suo insieme, che non ci fu, ma di singoli protagonisti della vita giuridica dell’epoca. Il libro di Birocchi individua nuovi percorsi di ricerca molto interessanti.

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Pubblicato

2020-12-28

Fascicolo

Sezione

Rassegna