Toward a Pragmatist Account of Human Practices
DOI:
https://doi.org/10.54103/2239-5474/18856Parole chiave:
Classic; intelligence (creative and conscripted); James, William; language; practice; traditionAbstract
Questo articolo si sofferma su una curiosa lacuna nella tradizione pragmatista. Negli scritti dei pragmatisti americani classici (Peirce, James, Dewey, Mead e Lewis) pochissima attenzione è dedicata all'articolazione di una concezione delle pratiche e, più in generale, dei pragmata. L'autore offre uno schizzo di quella che egli ritiene essere una descrizione pragmatista delle pratiche umane. Sottolinea come per i pragmatisti stessi la teoria sia una pratica o, più precisamente, una famiglia allargata di pratiche in evoluzione, che intrattengono relazioni complesse con altre pratiche. Inoltre, ritiene che una tale prospettiva sulle pratiche sia fondamentalmente in opposizione ai vari tentativi di fornire una giustificazione trascendentale per qualsiasi pratica umana. L'autore prende spunto da una breve ma suggestiva discussione sul linguaggio, la legge e la verità contenuta nel Pragmatismo di William James e sviluppa le implicazioni della trattazione jamesiana di questi temi. Nel corso di questo lavoro, l'autore propone di comprendere un'opera classica (come un testo filosofico o una composizione musicale) in una prospettiva strettamente storicista. L'articolo si conclude con una riflessione su quanto l'intelligenza creativa sia stata 'coscritta' dall'agenda bellicosa dei regimi nazionali o imperialistici, pur nutrendo la speranza che l'intelligenza creativa possa liberarsi in qualche misura dalla macchina bellica degli stati nazionali.
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