La volontà trascendentale. Nietzsche e Gentile
DOI:
https://doi.org/10.13130/2239-5474/4510Parole chiave:
Nietzsche, Gentile, Hegel, Volontà di potenza, Atto, Dialettica, DivenireAbstract
Questo articolo si propone di mettere a confronto il pensiero di Nietzsche e quello di Gentile, segnatamente quanto alle dottrine della volontà di potenza e del logo concreto (o dell’atto puro dello Spirito). Esso intende mostrare, da un lato, come quelle dottrine affondino le proprie radici teoretiche nel terreno comune della dialettica hegeliana; e, dall’altro, come entrambe operino un oltrepassamento di quel terreno e, in generale, del sapere metafisico cui esso appartiene. ‘Metafisica’, tanto per Nietzsche quanto per Gentile, è infatti quella forma di sapere che non riesce a cogliere il divenire quale carattere originario e incondizionato dell’esistente e, di conseguenza, rimane ancorata a una dimensione immutabile che, rispetto a quello stesso divenire che pure si propone di pensare, appare inesorabilmente come un presupposto. Pertanto, il superamento della metafisica non può che attuarsi nella negazione di ogni immutabile, vale a dire di ogni presupposto che possa limitare l’energia, la spontaneità creatrice del divenire. La tesi fondamentale di questo scritto è, appunto, che la volontà di potenza e il logo concreto si costituiscono, in seno alle filosofie di Nietzsche e di Gentile, proprio come una tale negazione.Downloads
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