La volontà trascendentale. Nietzsche e Gentile

Autori

  • Andrea Polledri Università degli studi di Milano

DOI:

https://doi.org/10.13130/2239-5474/4510

Parole chiave:

Nietzsche, Gentile, Hegel, Volontà di potenza, Atto, Dialettica, Divenire

Abstract

Questo articolo si propone di mettere a confronto il pensiero di Nietzsche e quello di Gentile, segnatamente quanto alle dottrine della volontà di potenza e del logo concreto (o dell’atto puro dello Spirito). Esso intende mostrare, da un lato, come quelle dottrine affondino le proprie radici teoretiche nel terreno comune della dialettica hegeliana; e, dall’altro, come entrambe operino un oltrepassamento di quel terreno e, in generale, del sapere metafisico cui esso appartiene. ‘Metafisica’, tanto per Nietzsche quanto per Gentile, è infatti quella forma di sapere che non riesce a cogliere il divenire quale carattere originario e incondizionato dell’esistente e, di conseguenza, rimane ancorata a una dimensione immutabile che, rispetto a quello stesso divenire che pure si propone di pensare, appare inesorabilmente come un presupposto. Pertanto, il superamento della metafisica non può che attuarsi nella negazione di ogni immutabile, vale a dire di ogni presupposto che possa limitare l’energia, la spontaneità creatrice del divenire. La tesi fondamentale di questo scritto è, appunto, che la volontà di potenza e il logo concreto si costituiscono, in seno alle filosofie di Nietzsche e di Gentile, proprio come una tale negazione.

Biografia autore

Andrea Polledri, Università degli studi di Milano

Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche presso l'Università degli Studi di Milano (Dicembre 2012) con una tesi dal titolo: La forma come causa prima dell'essere. Aristotele e l'ontologia. Laurea Triennale in Filosofia presso la stessa università (Novembre 2008), con una tesi intitolata: La fondazione della metafisica in Emanuele Severino.

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Pubblicato

2014-12-03

Fascicolo

Sezione

Metafisica trascendentale