Dell'equivoco e del fallimento in antropologia. Sulla nozione di «controlled equivocation» in Viveiros de Castro

Autori

  • Giovanni Nubile

DOI:

https://doi.org/10.13130/2239-5474/9133

Parole chiave:

Fallimento, Svolta ontologica, Equivocità controllata, Viveiros de Castro, Traduzione culturale

Abstract

Lo scopo del presente saggio è di illustrare come possano declinarsi le nozioni di «fallimento» e di «equivoco» all’interno del campo disciplinare dell’antropologia culturale. Alla domanda, oramai classica, circa il valore euristico del fallimento all’interno delle scienze – cui si cercherà di rispondere attraverso l’esposizione del caso del celebre articolo L’efficacité symbolique di Claude Lévi-Strauss – seguirà la trattazione del concetto di «equivocità controllata» nell’antropologia prospettivista di Eduardo Viveiros de Castro. Perno del saggio sarà la traduzione e i significati della sua efficacia. Si evidenzierà come l’inefficacia traduttiva, la comprensione fallita, siano alla base non solo della relazione tra l’antropologo e la sua fonte - scritta o orale - ma anche tra questi e la sua comunità scientifica di riferimento, dove ogni progresso è un assestamento nato da una rottura necessariamente violenta. A partire dalla pariteticità delle doppie relazioni che deve instaurare l’antropologo culturale, si mostrerà – attraverso il prospettivismo di Viveiros de Castro – la radicalizzazione delle istanze etico-politiche nella disciplina. L’«equivocità» non solo costituisce la trama di ogni relazione ma assume un valore politico, scardinando il rappresentazionalismo mimetico dell’antropologo e ricordandoci che «chi mangia viene mangiato».

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Pubblicato

2017-10-12

Fascicolo

Sezione

I confini dell’Occidente e il limite del pensiero