Viaggi virtuali di Alighiero Boetti alle origini delle Mappe, 1967-1971
DOI:
https://doi.org/10.54103/2974-6620/uon.n19-20_2022_pp160-175Parole chiave:
Arte italiana del XX secolo, Alighiero Boetti, MappeAbstract
Fra 1967 e 1969 – anni densissimi di lavoro e sollecitazioni, a cominciare dal ritrovarsi ogni giorno negli spazi della Galleria Sperone, con opere e discussioni nuove – Alighiero Boetti viaggia virtualmente fra immaginari innescati, confrontati, condivisi, con compagni di strada vicini o distanti, in una rete di suggestioni che si definirà nel 1969, con la svolta propriamente concettuale del suo lavoro, nelle due direzioni delle quadrettature ricalcate della serie de Il cimento dell’armonia e dell’invenzione da un lato, e del Planisfero colorato, propedeutico alle Mappe, dall’altro. Percorsi incrociati che val la pena tentare di ricostruire per indizi, con uno scavo forse ingrato, ma altrettanto “intrigato” dall’ipotesi di una via d’accesso alla temperie e ai frangenti dei possibili scambi e discorsi passati fra gli artisti in quel triennio. In particolare si affronta quel “sentimento geografico” di matrice dechirichiana, una sensibilità allo spazio abitato che si dilata nell’immaginario, trasfigurando visivamente e concettualmente il dato di partenza, che affiora in tanti lavori di quegli anni, di cui le Mappe di Boetti sono un caso esemplare.
![Alighiero Boetti, Formazione di forme (territori occupati da Israele), 1967](https://riviste.unimi.it/public/journals/102/article_17729_cover_it_IT.jpg)
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