L’opera dei pupi è stata la forma dominante di intrattenimento serale per i lavoratori italiani, soprattutto meridionali e siciliani, dalla prima metà dell’Ottocento fino al proliferare della televisione alla fine degli anni ’50. Questa tradizione di teatro drammatico in prosa fiorì anche al di là dei confini italiani, nelle comunità diasporiche, riunendo immigrati italiani sera dopo sera, per assistere a drammatizzazioni delle stesse storie cavalleresche che già conoscevano e amavano. I copioni di Agrippino Manteo, esaminati per la prima volta in questo libro, testimoniano la ricca sostanza delle narrazioni dei Paladini di Francia che venivano rappresentate nei teatrini tradizionali. Anche al di là del loro valore storico, culturale ed estetico, questi copioni ci invitano a rivivere la passione e la fantasia insite nelle storie stesse di cavalieri e damigelle di tutto il mondo – dall'Europa al Nord Africa, all’Asia orientale – che condividono il palco con una schiera di maghi, fate, giganti e mostri, in episodi che alternano e intrecciano amore, incanto, avventura e guerra. Questo volume ricostruisce la storia della famiglia Manteo attraverso sette decenni e tre generazioni di pupari, presenta la traduzione in inglese di otto serate complete e 270 sinossi dal ciclo dei Paladini di Francia, e offre un’analisi comparativa al fine di evidenziare il processo creativo dai capolavori della poesia cavalleresca rinascimentale alle raccolte in prosa ottocentesche alle drammatizzazioni del puparo catanese-americano.