Abstract
L’articolo presenta un saggio di alcune fra le tendenze che più hanno rinnovato gli studi omerici negli ultimi anni e che più possono interessare anche i non specialisti. Nel quadro del rinnovato interesse per la “storicità” dei poemi, favorita da nuove scoperte archeologiche e da una migliore conoscenza degli stretti rapporti fra epica greca e tradizioni vicino-orientali, Andrea Debiasi propone una convincente interpretazione del nome di Omero, che indica in lui il “performer-agonista” per eccellenza e ne proietta la biografia fantastica sullo sfondo delle guerre che segnarono l’Eubea in età arcaica. Quello che in Omero è chiaramente fuori dalla carta geografica e dal tempo storico è invece oggetto dello studio di George Gazis, dedicato all’Ade: un mondo invisibile agli stessi dèi, sottratto al tempo allo spazio e quindi luogo di incubazione per la consapevole invenzione, anche poetica – negli studi recenti, il ritorno della “storia” è andato di pari passo con la tendenza opposta ma perfettamente compatibile di ritrovare nei poemi una giustapposi-zione continua e sistematica fra realia e rappresentazioni simboliche. Infine, Cecilia Nobili mostra che l’epica omerica presuppone l’esistenza di generi poetici, come l’elegia, che sono attestati solo in epiche più tarde: dire che la lirica nasce da un confronto oppositivo con l’epica si rivela quindi non più vero del suo contrario, e la svolta “soggettiva” spesso attribuita all’epica ellenistica e poi romana ha in realtà un saldo ancoraggio nello stesso Omero.