Sperimentazioni cavalleresche nel primo Cinquecento. I "Triomphi di Carlo" di Francesco dei Lodovici
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Parole chiave

Francesco dei Lodovici
poema cavalleresco
poema allegorico-didascalico
Morgante
Venezia
Andrea Gritti

Come citare

Conselvan, F. (2020). Sperimentazioni cavalleresche nel primo Cinquecento. I "Triomphi di Carlo" di Francesco dei Lodovici. AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista Di Epica, 1(I), 179–223. https://doi.org/10.13130/aoqu-01-06

Abstract

Il poema, stampato a Venezia nel 1535 da Maffeo Pasini e Francesco Bindoni, è suddiviso in due parti, ciascuna di cento canti di cinquanta terzine l’uno e narra le «lotte dei paladini nel metro con cui Dante ha descritto le pene e i gaudi d’oltretomba». La scelta di adottare un metro narrativo di massima diffusione ha incoraggiato una serie di considerazioni molto concrete sulla maturazione del poema cavalleresco sia in termini formali sia tematici. Il rifiuto dell’ottava appare come una scelta risoluta: un’avvertenza che suggerisce al lettore non solo l’originalità dell’opera, ma anche la sua estraneità dalle tipiche continuazioni del romanzo di cavalleria. L’uso della terzina diventa il riflesso della coscienza poetica dell’autore che dichiara al pubblico la scelta di assumere delle auctoritates, e con esse dei modelli di riferimento, che infrangano le leggi dell’immaginario cavalleresco. Per soddisfare questa intenzione, orienta il proprio gusto verso un ventaglio di autori tra i quali spiccano Dante (Commedia), Brunetto (Tesoretto), Petrarca (Trionfi), Boccaccio (Amorosa visione), Fazio degli Uberti (Dittamondo) allontanandosi dalle novità dei poemi di Boiardo e Ariosto per avvicinarsi al più tradizionale Morgante.

https://doi.org/10.13130/aoqu-01-06
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