La biopolitica nell'era di Internet
DOI:
https://doi.org/10.13130/2239-5474/6957Parole chiave:
Foucault, biopolitica, biocapitalismoAbstract
L'autore esamina le problematiche della biopolitica nel XXI secolo a partire dalla riflessione di Michel Foucault che individua come oggetto fondamentale della politica e dell'arte di governo l'intervento nelle vite biologiche degli individui. I dispositivi (discorsi, leggi, strutture architettoniche ecc.) sono gli strumenti attraverso le quali il potere costruisce gli oggetti di sapere e gli stessi soggetti. Nel lavoro viene pertanto esaminato Internet (ma più in generale l'informatica) quale attuale dispositivo di fondamentale importanza in un quadro storico in cui il potere non ha più l'aspetto dello stato ma quello del capitalismo della globalizzazione. Tali tecnologie sono da un lato il dispositivo che agisce direttamente sui corpi, dall'altro l'amplificatore di altri dispositivi non informatici che attraversano la società (ad es. le procedure che si diffondono sempre di più nella società anche indipendentemente dall'informatica). I dispositivi informatici agiscono sugli individui in due modi: a) praticando una disciplina attiva direttamente sulle capacità cognitive e che condiziona all'uso di procedure spesso rigide e veicolando capillarmente il modello della razionalità scientifica; b) producendo soggettività «libere» ma in grado di essere spontaneamente allineate ai poteri. Riguardo ad a) sono prese in esame le modifiche delle capacità cognitive degli individui, mentre riguardo a b) viene discusso l'uso dei social network quale Facebook quale modalità di soggettivazione. I soggetti che vengono prodotti pensano se stessi in maniera duplice: da un lato sempre più considerano se stessi quasi esclusivamente come sé materiali, cioè come corpi fisicamente intesi, ma nel contempo questi corpi presentano anche i caratteri di corpi virtuali. Tutti questi aspetti sono funzionali al capitalismo definibile come biocapitalismo proprio per avere come oggetto gli individui viventi. Soggetti così costituiti, tuttavia, possono perdere la capacità di empatia nei confronti dell'altro che tende ad essere sempre più oggettivato.
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