Dante e l'Islam. La ripresa del dibattito storiografico sugli studi di Asin Palacios
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-7362/3426Abstract
Nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asín Palacios dichiara in un’opera dirompente di aver rintracciato i modelli cui Dante si sarebbe realmente ispirato per l’elaborazione della sua Commedia in una serie di scritti arabo-islamici che narrano esperienze di viaggio nei regni dell’Oltretomba.
All’indomani della pubblicazione del rivoluzionario saggio La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, diversi studiosi hanno contribuito ad alimentare un fervente dibattito i cui risvolti non cessano di sorprendere ancora oggi. Si procederà, pertanto, a delineare il quadro generale della critica dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri. Più specificamente, oggetto d’esame saranno lo scrupoloso lavoro di Enrico Cerulli, la produzione di intellettuali come Francesco Gabrieli, Umberto Bosco e Giorgio Levi della Vida, nonché la critica più recente che vanta interventi di illustri dantisti tra cui Carlo Saccone, Cesare Segre e Maria Corti. A conclusione sarà introdotto il lavoro di Ida Zilio-Grandi che ha rappresentato l’ultima tappa di questa rinnovata discussione in chiave islamica sulle fonti del capolavoro dantesco, sublime emblema del viaggio ultraterreno.
In 1919 Don Miguel Asín Palacios announced that he finally discovered the real models that inspired Dante’s Divine Comedy. In his essay, La Escatologia musulmana en la Divina Comedia, the Spanish arabist identified a series of Arab-Islamic written texts describing fully experiences of journey in the Afterworld.
Since the day after this publication, a large number of scholars animated a lively debate whose implications continue to amaze experts even today. Thus, an accurate picture of the literary criticism from the Fifties until today is presented hereunder. More specifically, the following excerpt examines the thorough research of Enrico Cerulli, the brilliant works of several intellectuals such as Francesco Gabrieli, Umberto Bosco and Giorgio Levi della Vida and the recent developments of the debate which claims as contributors distinguished Dante scholars like Carlo Saccone, Cesare Segre and Maria Corti. To conclude, the work of Ida Zilio-Grandi is introduced as the last step within the renewed discussion about the true sources of Dante’s masterpiece – sublime symbol of the afterlife journey– from an Islamic point of view.
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