Dante’s Commedia, Islamic Rationalism, and the Enumeration of the Sciences
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-7362/3434Abstract
Lo studio sul rapporto tra Dante e la tradizione arabo-islamica è solitamente associato a due influenti studiosi del Novecento, Miguel Asín Palacios e Bruno Nardi. Nonostante le differenze, entrambi affermano che la struttura fondamentale della Commedia intende mostrare come la ragione naturale dell’uomo e la filosofia (Virgilio) siano inferiori alla rivelazione religiosa e alla teologia (Beatrice). Il contributo, affermando che l’architettura del poema dantesco si fonda sulla classificazione delle scienze formulata dai filosofi islamici (al-Fârâbî, Avicenna, e Averroè), intende mostrare che la struttura allegorica della commedia non è basata sulla distinzione tra filosofia e teologia ma sulla distinzione, tutta interna alla filosofia, tra praxis e theoria. Come i filosofi razionalisti, Dante nega che ci sia una forma di conoscenza più elevata che non sia raggiungibile attraverso la dimostrazione e il ragionamento filosofico ma solo attraverso il discorso religioso rivelato (una posizione esemplificata dall’interpretazione che Avicenna fa del mi‘râj o Ascensione di Muhammad). Questa classificazione islamica delle scienze può aiutare a rivedere il ruolo giocato da Statius e Matelda nell’allegoria dantesca e identificare con maggior precisione il luogo della religione (che appartiene, sorprendentemente, più a Virgilio nel Purgatorio che a beatrice in Paradiso).
The study of Dante in relation to the medieval Arabo-Islamic tradition is most notably associated with two influential twentieth-century scholars, Miguel Asín Palacios and Bruno Nardi. Despite differences, both hold that Commedia’s fundamental structure aims to show natural human reason and philosophy (Virgil) falling short of religious revelation and theology (Beatrice). This essay, arguing that the architectural design of Dante’s poem is based on the classification of the philosophical sciences formulated by the Islamic rationalist philosophers (al-Fârâbî, Avicenna, and Averroes), shows that Commedia’s allegorical structure is not based upon the distinction between philosophy and theology but rather upon a distinction within philosophy between praxis and theoria. Like the Islamic rationalist philosophers, Dante denies that there is a higher human knowledge unattainable through philosophical demonstration but accessible through revealed religious discourse (a position exemplified by Avicenna’s interpretation of Muhammad’s mi‘râj or Ascension). This Islamic classification of the sciences will also help us see the role played by Statius and Matelda in Dante’s allegory and to identify the locus of religion (which, surprisingly, belongs with Virgil in Purgatory rather than with Beatrice in Heaven).
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