A humanist in the kitchen. Platina's De honesta voluptate et valetudine
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-7362/6835Abstract
Questo articolo analizza il De honesta voluptate et valetudine di Platina come esempio emblematico per mostrare che un'accurata analisi filologica può aiutare non solo a chiarire i contesti teorici in cui un'opera può essere collocata, ma anche a fornire una miglior comprensione delle sue implicazioni filosofiche. In questo lavoro letterario, che è sia un libro di cucina sia un manuale di dietetica, Platina ha intrecciato una varietà di fonti antiche e moderne, più o meno riconoscibili: egli non si è limitato a riproporre le ricette di Martino da Como, ma ha varcato la soglia della cucina combinando gli insegnamenti della dietetica medievale, che si basava sulla teoria galeniana degli umori, con alcune ipotesi stoiche, non considerate in conflitto con una moderata ricerca del piacere di mangiare. In tal modo, ha sviluppato un’originale riflessione sul vivere bene, in cui la felicità tende a coincidere con il benessere fisico.
This article analyses Platina’s De honesta voluptate et valetudine as an emblematic example of how an accurate philological analysis can help to clarify the theoretical contexts in which a work can be placed and even provide a clearer grasp of its philosophical assumptions. In this literary work, which is both a cookbook and a dietetic manual, Platina interwove a variety of ancient and modern sources, more or less easily discernible: he did not limit himself to collect Martino of Como’s recipes, but crossed the threshold of the kitchen by combining the teaching of medieval dietetics, which was based on Galen’s theory of bodily humours, with some Stoic assumptions, which he viewed as not being in conflict with a moderate pursuit of the pleasure of eating. In doing so, he developed an intriguing reflection on living well according to which happiness tends to coincide with physical wellbeing.
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