Modello virgiliano e retorica dell’“exordium”: alcune questioni intorno al proemio epico nella trattatistica cinquecentesca
Figurina Liebig n. 5, Rodomonte vinto da Bradamante (canto XXXV)
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Parole chiave

Eneide
Ricezione cinquecentesca di Virgilio
proemio
Retorica
Poetica

Come citare

Catapano, P. (2023). Modello virgiliano e retorica dell’“exordium”: alcune questioni intorno al proemio epico nella trattatistica cinquecentesca. AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista Di Epica, 4(1), 167–195. https://doi.org/10.54103/2724-3346/20497

Abstract

Il contributo indaga la ricezione cinquecentesca dell’incipit dell’Eneide come modello di proemio per il poema epico soffermandosi in particolare sul trattamento dei quattro versi («Ille ego qui quondam...») che secondo Donato e Servio avrebbero originariamente costituito la prima parte di un proemio più esteso e sarebbero poi stati espunti dagli editori del poema. Largamente circolanti nelle edizioni cinquecentesche, anche con il corredo di apposite note esegetiche, nella seconda metà del secolo i versi compaiono in poetiche e altri trattati volgari (Castelvetro, Speroni, Tasso) con la funzione di esemplificare l’applicazione di precetti relativi al proemio, come la dottrina retorica dell’exordium e le prescrizioni oraziane per l’incipit epico formulate nell’Ars poetica. Lo scopo del saggio è evidenziare quali rilievi consolidatisi nella tradizione esegetica vengono ripresi nella trattatistica, tentando di verificare se e in quale misura il proemio spurio poteva rappresentare, almeno teoricamente, un modello alternativo rispetto al canonico «Arma virumque cano».

https://doi.org/10.54103/2724-3346/20497
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