Abstract
Questo contributo richiama l’attenzione sulle mascherate maliane che reinterpretano materiale narrativo tratto dall’epopea di Bamana Segu attraverso burattini e maschere. Dopo aver fornito una panoramica generale del teatro di figura africano, il saggio si sofferma specificamente sul villaggio maliano di Kirango, situato sulla riva del fiume Niger, circa 35 km a nord-est della città di Ségou. Gli abitanti di questo villaggio (contadini Bamana e pescatori Bozo) celebrano delle mascherate nelle quali pupazzi e maschere vengono fatti ballare da burattinai la cui performance è accompagnata da suonatori di tamburi e cantanti. In questo contesto, non si fa differenza tra pupazzi e maschere: entrambi sono chiamati sogo (‘animale’), perché molti di essi rappresentano animali come l’ippopotamo, il coccodrillo, vari tipi di pesce (nel caso dei Bozo), le antilopi e il bufalo (nel caso dei Bamana). Il saggio presenta poi due personaggi dell’epopea di Bamana Segu, Faaro (spirito dell’acqua e dio creatore) e Biton (Mamari Coulibaly, storico re Bamana che, secondo una diffusa leggenda, prese il potere con l’aiuto di Faaro); e prosegue discutendo il ruolo di Faaro nelle mascherate dei Bozo e dei Bamana e spiegando come una performance realizzata dai Bozo nel 2009 ha ricreato la leggenda di Faaro e Biton. Le sezioni finali del saggio riflettono sull’importanza delle mascherate in relazione alla memoria collettiva e all’identità culturale, nonché sulla loro possibile evoluzione futura.