Abstract
Le tradizioni delle marionette wayang in Indonesia realizzano quella che Philippe Descola definisce come una «animist ontology». Non solo gli esseri umani, ma anche quelle a cui Tim Ingold si riferisce come «persone non umane», compresi gli oggetti, i territori geografici, e gli animali, possiedono coscienza e interiorità. Il Ramayana si distingue tra le diverse fonti narrative del wayang per le sue qualità animistiche. Gli episodi descrivono interazioni tra umani, orchi, scimmie, divinità e altre persone non umane, sfruttando la capacità delle marionette di rappresentare la trasformazione ed esplorando teatralmente la sospensione delle leggi naturali. Questo saggio, basato sulla ricerca in corso sulla collezione wayang della Yale University Art Gallery, esamina come i personaggi del Ramayana riflettono i mutevoli stili teatrali e le credenze animistiche. L’analisi di queste marionette storiche è seguita dall’esplorazione di una produzione sperimentale ispirata al Ramayana del 2023 realizzata presso l’Università del Connecticut, che ibrida il wayang con la tradizione delle marionette ombra tholpavakoothu del Kerala, in India, in cui l’epopea viene raccontata dalla prospettiva degli alberi e dei boschi che lo popolano.