Abstract
Sulla scorta dello studio mirato delle varianti genetiche dagli abbozzi di versione poetica consegnati all’autografo della lezione pavese sul libro X dell’Iliade, si ricostruisce l’orizzonte “pragmatico” della ricezione omerica di Vincenzo Monti nei primi anni dell’Ottocento sia rispetto agli antecedenti di Samuel Clarke e di Melchiorre Cesarotti sia rispetto alle istanze “neoclassiche” parallele e complementari di Ugo Foscolo, con nuove acquisizioni e spunti di riflessione per la cronologia aggiornata dell’intero volgarizzamento in vista della princeps (Brescia, dai torchi di Nicolò Bettoni) del 1810-1811.