La «stupenda macchina volante»: l’“Areostiade” di Vincenzo Lancetti tra modernità e recupero dell’antico
David, Leonida alle Termopili
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Parole chiave

Ascensione aerostatica
Paolo Andreani
Vincenzo Monti
Vincenzo Lancetti
poesia epica del Settecento
poesia didascalica del Settecento

Come citare

Narros, J. (2024). La «stupenda macchina volante»: l’“Areostiade” di Vincenzo Lancetti tra modernità e recupero dell’antico. AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista Di Epica, 5(1), 165–181. https://doi.org/10.54103/2724-3346/24002

Abstract

Le prime esperienze con i palloni aerostatici dei fratelli Montgolfier, avvenute nel 1783, ovvero negli ultimi anni dell’ormai spirante ancien régime, non mancarono di catturare l’attenzione dell’opinione pubblica: artisti e letterati contribuirono a diffondere la fascinazione per la nuova invenzione grazie alle loro stampe, osservazioni tecniche sul volo, opere letterarie. In Italia Vincenzo Monti celebrerà il «volator naviglio» nella sua ode Al signor di Montgolfier. Un altro letterato, Vincenzo Lancetti (1766-1851), membro dell’Accademia dei Trasformati, allievo di Giuseppe Parini e in rapporti con lo stesso Monti, Ugo Foscolo, Carlo Porta, dedicherà all’ascensione aerostatica un intero poema, l’Areostiade (1803). Questo intervento si propone di leggere il poema lancettiano prestando particolare attenzione alle scelte stilistiche dell’autore, che dimostra di saper trattare le conquiste dell’immaginario e del progresso guardando anche alla tradizione classica, utile serbatoio di immagini mitologiche e modello formale per i momenti più alti dell’opera.

https://doi.org/10.54103/2724-3346/24002
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