Abstract
I luminosi paesaggi marini e il moto delle onde risonanti misteriosamente multicolore, uniti a un senso del divino, incantano gli spettatori. A tal proposito un elemento è fondamentale: il significato della luce che rischiara o incupisce le tonalità del mare. Per questa ragione intendo concentrare l’attenzione sul concetto di μαρμάρεος attraverso un approccio epistemologico connesso al colore, e analizzarlo metaforicamente, al fine di fare luce sulla complessa interrelazione tra le tonalità luminose e gli effetti che esse esercitano sullo spettatore. Il ritratto del mare luccicante in Il XIV 273 è difficile da visualizzare poiché la percezione del colore, essendo correlata a vari fattori, è un’esperienza multisensoriale. Anche gli studi neuro scientifici rilevano che la vicinanza al mare, così come l’osservazione di paesaggi marittimi, comporta benefici per l’uomo. Cogliendo il nesso impercettibile tra μαρμάρεος, luce, e mare, che implica una doppia connotazione, il mio obiettivo è mostrare il senso estetico del poeta, animato da un’abilità orchestratrice in grado trasmettere tanto l’effetto visivo della luce quanto la sua sacralità, svelando il senso del colore degli antichi.