Memorizzare "in campo aperto": neumi, canto gregoriano, tropi liturgici e tecnologia della memoria
DOI:
https://doi.org/10.13130/2035-7362/811Abstract
Il saggio si sofferma su un momento posto all’inizio della parabola storica delineata dalla tecnologia della scrittura musicale nella cultura occidentale: l’introduzione, verso l’inizio del ix secolo, delle prime notazioni neumatiche, il cui principale scopo consistette nel registrare il repertorio di canti liturgici noto come canto gregoriano. Partendo dal presupposto che nella cultura medioevale la scrittura costituisse una tecnologia della memoria, il saggio tenta di interpretare in quest’ottica sia le caratteristiche della notazione neumatica, sia alcune caratteristiche formali dei canti liturgici trasmessi mediante essa.
Si propone una nuova interpretazione della tipica costruzione formulaica del canto gregoriano, intesa come conseguenza di un uso sofisticato della memoria improntato al modello concettuale della scrittura. L’analisi di alcuni brani melismatici tramandati in notazione neumatica, a volte accompagnati da testi composti ex novo (prosulae), mostra come la scrittura neumatica corrisponda a strategie di analisi e creazione fondate sulla memorizzazione. Un’idea che emerge al termine dalla trattazione riguarda il nesso tra la tecnologia della memoria e la concezione sostanzialmente aperta dei canti liturgici – e in particolar modo dei tropi liturgici –, il fatto cioè che questi non fossero pensati come unità autonome e conchiuse, ma piuttosto come differenti configurazioni di un certo numero di elementi fissi (mnemonici) che caratterizzano un vasto complesso di brani differenti.
The essay focuses on a historical moment placed at the beginning of the parable outlined by the technology of music writing in Western culture: the introduction, at the beginning of the ninth century, of the first neumatic notations, whose main aim consisted in recording the repertoire of liturgical songs known as Gregorian chant. Assuming that writing in medieval culture constituted a technology of memory, the essay tries to interpret in this light the characteristics of neumatic notation, as well as some formal characteristics of liturgical chants transmitted through it.
A new interpretation of the typical formulaic construction of Gregorian chant is suggested: formularity is understood as a result of a sophisticated use of memory based on the conceptual model of writing. The analysis of some pieces handed down in melismatic neumatic notation, sometimes accompanied by texts composed ex novo (prosulae), shows how neumatic writing corresponds to analytical and creative strategies based on memorization. An idea that emerges at the end of the discussion concerns the link between the technology of memory and the essentially open vision of the liturgical chants – especially the liturgical tropes – namely the fact that they were not conceived as autonomous and concluded units, but rather as different configurations of a number of fixed (mnemonic) elements that feature a wide range of different songs.Dowloads
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