Leopardi e la “schedina” misteriosa. Esercizi di memoria o versi incomprensibili?
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https://doi.org/10.13130/2499-6637/14809Parole chiave:
Leopardi, Giacomo Leopardi, Zibaldone, inediti, autografi, arrchivio, Biblioteca Nazionale di NapoliAbstract
Il saggio indaga l'origine e il significato di una curiosa schedina in endecasillabi presente tra le carte leopardiane conservate alla Biblioteca Nazionale di Napoli, che gli editori moderni usano chiamare Esercizi di memoria e di cui si fornisce qui un'originale interpretazione. Leopardi era infatti solito redigere schedine in versi preparatorie, in particolare allo Zibaldone, e si può credere che esse venissero redatte quando l'autore non aveva agio o modo di dedicarsi alla stesura del diario con la stessa assiduità che gli era concessa a Recanati. Simili operazioni potrebbero in particolare collocarsi in quei periodi in cui Leopardi soggiornava fuori casa ed era soggetto a spostamenti: gli appunti servivano probabilmente a fissare gli estremi di pensieri da sviluppare, e la forma in versi forniva all'autore un’occupazione durante i viaggi in carrozza. Viene dunque proposta l'ipotesi che Leopardi abbia potuto scrivere almeno una parte del recto del primo foglietto durante il suo soggiorno a Roma del 1822-23, quando la stesura dello Zibaldone era praticamente interrotta, per fissare delle idee da sviluppare al suo ritorno. Il saggio mira infine a ricostruire le trame che collegano libri, fatti e persone nel "labirinto di associazioni" costruito da Leopardi al momento della scrittura.
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