Note su alcune riflessioni ecdotiche di Oreste Macrì sugli autori contemporanei

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DOI:

https://doi.org/10.13130/2499-6637/11714

Parole chiave:

Oreste Macrì, filologia, critica letteraria, Novecento, apparati, varianti, filologia d'autore

Abstract

Il saggio che qui si presenta si propone di far conoscere un aspetto poco studiato della ricca personalità critica di Oreste Macrì (1913-1998), critico dai vasti orizzonti e studioso di testi della letteratura italiana e spagnola, protagonista della stagione dell’ermetismo fiorentino e poi dei dibattiti culturali e critici del secondo dopoguerra: l’aspetto filologico. Si può riconoscere Macrì «filologo» nel confronto aperto con Cesare Segre sul testo della Chanson de Roland, ma anche nelle annotazioni a numerose edizioni critiche di poeti contemporanei o nelle edizioni da lui stesso curate. Proprio a partire dalle osservazioni di Macrì su alcune edizioni e dal suo lavoro di editore, le pagine qui proposte mettono in risalto alcune importanti riflessioni di carattere ecdotico, in particolare quelle che Macrì dedica al rapporto testo-apparato nelle edizioni dei contemporanei, alla distinzione tra variante e variazione nella poesia novecentesca, alla necessità di riconoscere e avvalersi della «intenzionalità autoriale» (che riguarda sia la scrittura sia gli aspetti editoriali) nella predisposizione di un’edizione ricca di inediti.

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Riferimenti bibliografici

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Pubblicato

2019-04-15

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Saggi e accertamenti testuali

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