Dalla pergamena al muro: l’arbitrato di Scolaio Ardinghelli nel Palazzo comunale di San Gimignano

Autori

  • Matteo Ferrari Université de Namur

DOI:

https://doi.org/10.54103/2611-318X/15952

Parole chiave:

Comuni italiani, Epigrafia, Iconografia politica, Pittura medievale, Araldica

Abstract

A partire dalla fine del XII secolo, la trasformazione delle forme di governo delle città comunali è accompagnata da un progressivo incremento del ricorso allo scritto, in tutte le sue forme. Questo cambiamento interessa anche la produzione di testi epigrafici che, dipinti o incisi nella pietra, vengono esposti con sempre maggiore frequenza in vari punti della città, in particolare sugli edifici pubblici e negli spazi adibiti al governo urbano. Luogo di riunione e di amministrazione della giustizia, accessibili a un largo pubblico, i palazzi pubblici diventano nel corso della seconda metà del Duecento il luogo prediletto per la presentazione di iscrizioni a contenuto giuridico che possiamo ricondurre alla categoria delle ‘carte lapidarie’, oggi nuovamente al centro del dibattito storiografico. Questi testi epigrafici hanno la particolarità di proporre, in forma integrale o parziali, il testo di un atto. La pittura murale dell’Arbitrato di Scolaio Ardinghelli, realizzata nel palazzo comunale di San Gimignano nel 1292, offre un angolo di approccio inedito all’esame di questo tipo di iscrizioni, permettendo non solo di chiarirne le modalità di produzione e le funzioni, ma anche il rapporto tra il testo epigrafico e il documento da cui questo dipende.

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Pubblicato

2021-11-08

Come citare

Ferrari, M. (2021) «Dalla pergamena al muro: l’arbitrato di Scolaio Ardinghelli nel Palazzo comunale di San Gimignano», Studi di storia medioevale e di diplomatica - Nuova Serie, (5), pagg. 31–64. doi: 10.54103/2611-318X/15952.

Fascicolo

Sezione

Saggi